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Pitigliano in Maremma

Chi arriva dalla statale 74 resta incantato dal fascino del borgo aggrappato a una rupe e dall’imponente acquedotto seicentesco. Il primo edificio che s’incontra entrando in città è Palazzo Orsini, di origine medioevale, un tempo residenza della nobile famiglia e oggi museo d’arte sacra. All’ingresso, si nota un pozzo esagonale e un elegante portale che dà libero accesso alla terrazza.  Da qui si ammira meglio che dal basso la fontana medicea a cinque archi, visto che la piazza non è chiusa al traffico e spesso diventa zona di parcheggio per le auto.

metà di Via Zucarelli si trova il Ghetto: molti sono i ricordi della comunità ebraica vissuta qui per mezzo millennio. Non a caso Pitigliano viene chiamata “la piccola Gerusalemme di Maremma”. Quando gli ebrei iniziarono ad abitare il Ghetto riadattarono alcuni locali scavati nel tufo ai bisogni della comunità: il bagno rituale dove le giovani praticavano il rito della Tevilà alla fine del periodo mestruale, la macelleria, la cantina, il Forno delle Azzime, la tintoria. Oggi un arco segnala l’accesso a questa zona che al suo interno contiene la Sinagoga, crollata a causa di una frana negli anni ’60 e ricostruita nel 1995, e il Museo di Cultura Ebraica, che raccoglie oggetti della tradizione israelita, tutti illustrati in forma didattica e, sulle pareti, quadri  murali raffiguranti le festività. E’ aperto dalle 10 alle 13 e dalle 14,30 alle 18 e visitabile con un biglietto da 5 euro; Sinagoga e Ghetto sono chiusi il sabato (tel. 0564 614230 o 328 1907173, www.lapiccolagerusalemme.it, lapiccolagerusalemme@libero.it).

È d’obbligo una tappa nel piccolo negozio in Vicolo Marghera, che vende prodotti tipici e kasher, tra cui lo sfratto, il tipico dolce pitiglianese che consiste in un ripieno di noci, buccia d’arancia, uova e miele, ricoperto da una sottile pasta simile alla sfoglia delle tagliatelle. La forma allungata ricorda il bastone con il quale, intorno alla metà del XVII secolo, l’ufficiale giudiziario intimava lo sfratto battendo alle porte delle abitazioni delle famiglie ebree per costringerle a ritirarsi in un’unica zona nei pressi della Sinagoga. Il dolce entrò nella tradizione locale e oggi fa bella mostra di sé sugli scaffali insieme al pane azzimo, anticamente cotto nel Forno delle Azzime che entrava in funzione soltanto negli otto giorni della Pesach, la Pasqua ebraica. L’impronta ebraica, del resto, è evidente anche sulle etichette dei vini Kasher bianco e rosso prodotti dalla Cantina Sociale di Pitigliano con il marchio dell’Associazione Piccola Gerusalemme che non contengono additivi a base di caseina perché i precetti vietano di consumare in uno stesso pasto carne e latticini. Chi è a caccia di oggetti dell’artigianato locale può fare un salto nella bottega di ceramiche di Roberto Polidori in via Roma 152-156-160 (www.robertopolidoriceramista.it).

Sosta: C’è un punto sosta in Piazzale Pietro Nenni.
In alternativa, gli agricampeggi Poggio del Castagno (Località Poggio del Castagno, tel. 0564 615545 o 339 3674341, www.poggiodelcastagno.net, poggio_castagno@tiscali.it) 10% su sosta e camere  e
La Collina (tel. 0564 616751, 393 9886976, 393 9294524, www.agriturismo-lacollina.com)

Tratto da Plainair.it

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